Oggi grazie a questa bellissima foto del nostro associato Franco mi è tornata in mente una storia che mi raccontava sempre mio padre per farmi addormentare o quando stavo male.
Lo scricciolo in piemontese è chiamato reptit, molto simile al france roi petit, piccolo re.
Forse questo nome deriva da una storia che probabilmente si è tramandata di padre in figlio per chissà quanto tempo.
Ho provato a tirare giù due righe e ve la vorrei proporre.
Tutti gli uccelli si erano riuniti per decidere chi dovesse essere il loro re.
Allora si decise che la gara per incoronarlo dovesse essere arrivare in volo il più in alto possibile.
Gli uccelli partirono e i primi a cedere furono i vari passeriformi che abituati a svolazzare da un cespuglio all’altro non potevano certo tenere il passo di rapaci e altri uccelli.
Poi fu la volta dei corvidi, ghiandaie, gazze, taccole, corvi erano abituati a volare per boschi e pianure, solo il corvo imperiale e i gracchi riuscirono ad arrivare su quote montane, ma nulla potevano contro i vari rapaci.
I primi falchi a cedere furono il gheppio e i piccoli rapaci che si cibano di grilli e insetti. E’ vero hanno tutte le caratteristiche del perfetto planatore ma non sono abituati a volare in alto.
La poiana e e i vari falchi migratori arrivarono quasi in finale, ma purtroppo dovettero cedere il passo di fronte alla maestosità dell’acquila reale, il gipeto, qualche avvoltoio e alcune oche.
D’altronde l’acquila reale ce l’ha scritto nel nome…
Alla fine rimasero l’acquila e le oche selvatiche, che abituate a migrare sorvolando perfino la catena dell’Hmalaia, erano di certo tra le favorite al titolo.
Le oche però sono brave nei lunghi tragitti e solo se volano in formazione perfetta, in una gara di scatto e potenza questa non è una condizione ideale. Prima che la formazione si fosse messa in posizione l’acquila reale con uno scatto imponente arrivò più in alto di tutti.
Era ormai certa di aver vinto, ma fu proprio a questo punto che lo scricciolo, che si era nascosto tra le sue piume, e data la sua esilità non era neanche stato percepito dall’acquila tutta concentrata sulla gara, saltò fuori e con due colpi d’ala fece ancora quei due metri che gli valsero il titolo di re degli uccelli.
Ed ecco che da allora venne chiamato piccolo re.